martedì 23 giugno 2020

PAOLO SAVONA: QUANDO LA FANTASIA NON HA LIMITI




Il 16 giugno scorso, il presidente della Consob (Commissione per le società e la borsa), Paolo Savona, in occasione dell’ incontro annuale con gli operatori del mercato finanziario, nel presentare la Relazione della Consob per il 2019, ha avanzato la proposta di emettere  BTP “irredimibili”.
In buona sostanza, si tratterebbe di titoli di stato perpetui, e quindi, senza possibilità di rimborso del capitale ma solo degli interessi agganciati all’ inflazione e con rendimenti non superiori al 2% esentasse.

Lo scopo di tale proposta sarebbe quello di attrarre il patrimonio finanziario dei risparmiatori italiani, pari ad euro 4.445 miliardi, si’ da contenere il debito pubblico riconducendolo in limiti più adeguati ai vincoli comunitari.
Innanzitutto, come già considerato anche da alcuni osservatori dei mercati finanziari , le prospettive di successo di questa emissione sono tutt’ altro che scontate posto che, pur limitandoci alla sola remunerazione dell’ investimento, attualmente esistono BTP che offrono rendimenti più elevati di quelli che garantirebbe il titolo irredimibile di possibile futura emissione: basti pensare al Btp Tf 2,8% Mz67 scadenza 01/03/2067 che , anche al netto della imposizione fiscale , risulterebbe più appetibile per i risparmiatori.
Ma a prescindere da questi tecnicismi , ciò che preoccupa della proposta del presidente Consob è la finalità che la sottintende, cioè la permanenza nella unione monetaria a scapito delle tasche dei cittadini italiani che, di fatto, sarebbero ancora una volta costretti a comprare la moneta necessaria per sostenere la spesa pubblica pagandola con i propri risparmi.


D’altra parte, lo stesso presidente Consob non ha esitato ad affermare che “…le condizioni del mercato del risparmio italiano e le manifestazioni di solidarietà sociale che si sono susseguite nei due mesi di lockdown sollecitano una verifica pratica delle espressioni di valori sociali encomiabili, chiedendo ai cittadini risparmiatori di partecipare nel loro interesse a impedire che costi e vincoli possano essere imposti al Paese se non si raggiungessero i rapporti di debito pubblico/PIL nella misura concordata a livello europeo…. Se i cittadini italiani non sottoscrivessero questi titoli, concorrerebbero a determinare decisioni che, ignorando gli effetti di lungo periodo di un maggiore indebitamento pubblico, creerebbero le condizioni per una maggiore imposizione fiscale. Emettere titoli irredimibili sarebbe quindi una scelta dai contenuti democratici più significativi perché, se sottoscritti, limiterebbero i rischi per il futuro del Paese e, di conseguenza, gli oneri sulle generazioni future, quelle già in formazione e quelle che verranno…”.

Insomma, il solito ricatto: se volontariamente non sottoscrivi BTP senza restituzione del capitale, quel capitale ti verrà prelevato coattivamente con l’ imposizione fiscale!
Le argomentazioni del presidente della Consob non ci meravigliano più di tanto e, sotto certi aspetti, ricordano molto quelle del 2011 pronunciate da Mario Monti: “fate presto” a fare le riforme, a tagliare le pensioni, perché , caso contrario, si scatenerà l’ira dei mercati su di voi e sulle generazioni a seguire!
Se il presidente della Consob nel suo discorso, oltre a Minsky, Keynes ( che pure apprezziamo) e Ciampi ( che avremmo preferito non ricordare) avesse citato anche Auriti, forse sarebbe giunto a conclusioni diverse rispetto a quelle che abbiamo su riferito.

Come spesso sostenuto nelle pagine di questo blog, il problema a monte non è di tipo economico, bensì giuridico: il debito pubblico esiste solo nel momento e nella misura in cui qualcuno si è arrogato il diritto di proprietà della moneta che immette nel circuito economico prestandola e, quindi, pretendendone la restituzione gravata da interessi.
E dato che, in tal modo, il debito , oltre che ingiusto, diventa inestinguibile non fosse altro per il fatto che la moneta emessa sotto forma di prestito non comprende gli interessi , alla fine il creditore ti spoglia dei tuoi beni compresi quelli finanziari, come il BTP di Savona consentirebbe di fare.
Se la proprietà della moneta, o meglio dei valori monetari, non è del popolo ma delle usurocrazie, difficilmente potremo mai venirne fuori.
Che si chiami Mes, ovvero Eurobond, ovvero Recovery Fund, ovvero BTP irredimibile, l’ effetto finale è sempre lo stesso.
Dato che ti hanno privato della possibilità di emettere moneta e quindi l’hai dovuta prendere in prestito, in qualche modo devi restituirla: con l’ imposizione fiscale, con la sottoscrizione di un titolo perpetuo e chissà con cos’altro ancora.
La fantasia non ha limiti, ma non anche la pazienza…


Articolo di: 
Michele Lamanna 
(Dottore in Scienze Politiche ad indirizzo politico-sociale 
"Quadro Direttivo del settore bancario") 

Nessun commento:

Posta un commento