martedì 6 ottobre 2020

AUMENTANO I COSTI DI LUCE E GAS - POVERI ITALIANI DISTRUTTI DALLA PEGGIOR CLASSE DIRIGENTE DELLA STORIA

 

Rincari bollette luce e gas: cosa farà l’ “avvocato del diavolo”?

Il 29 settembre scorso, Arera – Autorità di Regolazione Energia Reti e Ambiente - ha emesso un comunicato stampa annunciando che:

Dopo i forti ribassi del secondo trimestre 2020 (-18,3% l'elettricità e -13,5% il gas), continuati anche nel terzo trimestre per il gas (-6,7%), con un leggero rialzo per l'elettricità (+3,3%), con il rafforzamento della ripresa delle attività economiche e dei consumi arriva il 'rimbalzo' per i prezzi dell'energia che tornano su livelli vicini a quelli pre-Covid. Per la famiglia tipo in tutela la forte crescita delle quotazioni nei mercati all'ingrosso porta ad un rialzo per la bolletta dell'elettricità del +15,6% e per la bolletta gas del +11,4%, dato quest'ultimo legato anche alla consueta stagionalità con la relativa crescita della domanda.”.

Ora, il problema è che:

- tanti cittadini/imprese vittime del lockdown, prima ancora che del Covid-19;

- quei cittadini/imprese che non hanno potuto lavorare in quanto costretti per DPCM a sospendere

le proprie attività;

- quegli stessi cittadini/imprese che non si sono ancora riavuti dallo shock della chiusura per

decreto, e che probabilmente non si riprenderanno mai ( quante sono le partite Iva che

chiuderanno definitivamente o che cercheranno di sopravvivere con numeri decisamente più

contenuti rispetto al periodo pre- Covid?);

devono e dovranno comunque pagare le bollette di luce e gas, inclusi gli incrementi tariffari di cui sopra.

Non tutti hanno ripreso a lavorare e non tutti hanno ripreso a lavorare come prima; ma gas e luce sono consumi ineludibili per tutti.

Ed a poco serve sostenere che l’ aumento è dovuto ad un “rimbalzo” tecnico legato alla legge della domanda e dell’offerta: qui parliamo di servizi di prima necessità, che non possono essere lasciati alla mercé del libero mercato.

Tanto più che la sempre invocata libertà di mercato sembrerebbe valere per il settore energetico, ma non anche per gli altri comparti che sono dovuti sottostare ai discutibili provvedimenti assunti in solitudine dal Presidente del Consiglio.

Tutti i principali aggregati della domanda interna sono in calo: i consumi finali nazionali dell’ 8,5%, gli investimenti fissi lordi del 16,2%.

Come si può pensare di rilanciare consumi ed investimenti consentendo aumenti tariffari a due cifre?

Se lo Stato godesse di sovranità monetaria potrebbe senz’altro svolgere un ruolo calmieratore su queste tariffe, soprattutto a favore dei soggetti penalizzati dai provvedimenti “emergenziali”.

Ma dato che la sovranità monetaria appartiene a Francoforte, lo Stato non solo non svolge quel ruolo, ma anzi, rincara la dose: imposte, accise, Iva ed oneri di sistema incidono per oltre il 35% sulla bolletta della fornitura di elettricità, e per oltre IL 45% su quella del gas.

Senza considerare i sistemi di calcolo della più odiosa delle imposte , l’Iva , che viene applicata sull’ ammontare di tutte le voci riportate in bolletta, incluse le accise, imposte ed altri oneri. Insomma, una una tassa sulla tassa!

Tasse, oneri e balzelli vari che, in qualche modo, sono tutti funzionali alla perversa logica della moneta-debito, in base alla quale ogni occasione è propizia per recuperare liquidità dalle tasche di chi lavora e finalizzarla al rimborso della moneta prestata da chi si è arrogato il privilegio di emetterla.

Ed allora, se il Presidente del Consiglio dei Ministri vuole una volta tanto ricoprire il ruolo dell’ “avvocato del popolo”, come si era autodefinito agli esordi del suo mandato, inizi a restituire al popolo parte di quello che il popolo ha perso grazie ai suoi “frettolosi” provvedimenti, emettendo, come più volte sollecitato anche dalle colonne di questo blog, Note di Stato non a debito che, sicuramente, allevierebbero anche il peso derivante dagli aumenti tariffari.

Solo allora, forse, potrà dire di aver almeno parzialmente dismesso gli abiti da “avvocato del diavolo” finora indossati.


                                                                                                       Articolo di  Michele Lamanna

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