venerdì 6 novembre 2020

TASSE, E TASSE SEMPRE E FORTISSIMAMENTE TASSE

 

di Michele Lamanna


Sono sempre più frequenti le voci che fanno presagire un inasprimento della pressione fiscale e l’ imposizione di una patrimoniale a danno dei cittadini italiani.

Lo ha riferito senza mezzi termini il Commissario europeo per l’ economia, Paolo Gentiloni, che il 15 ottobre scorso, rispondendo all’ interrogazione presentata dalla deputata leghista Silvia Sardone il precedente 30 luglio, ha esplicitamente affermato che la richiesta di Bruxelles di reintrodurre l’ IMU sulla prima casa non rappresenterebbe una novità ( “Le raccomandazioni formulate nell’ ambito del semestre europeo 2017 specificavano che quest’ obiettivo doveva essere raggiunto anche “ con la reintroduzione dell’ imposta sulla prima casa a carico delle famiglie con reddito elevato”.”).

Il Presidente della Repubblica Mattarella, in occasione della Giornata del Risparmio celebrata il 30 ottobre scorso , ha dichiarato che “la grave situazione economica e le preoccupazioni per la diffusione dei contagi hanno indotto un sensibile aumento del risparmio di famiglie e imprese. Queste risorse, se adeguatamente utilizzate, potranno contribuire a sostenere una rapida ripresa dei consumi ed investimenti, una volta domata la pandemia e ridotta l’ incertezza sulle prospettive future”.

Cosa abbia voluto dire esattamente il Capo dello Stato non è al momento molto chiaro e vedremo quali effetti concreti produrranno le sue riflessioni

E’ certo, tuttavia, che l’ utilizzo del risparmio può avvenire in diversi modi, ma sostanzialmente riconducibili a due tipologie: volontario o forzoso.

Nel primo caso sono i risparmiatori a decidere liberamente cosa fare del proprio denaro, anche a fini sociali, se lo ritengono opportuno.

Nel secondo caso, invece, è lo Stato che, in qualche modo, mette le mani nelle tasche dei cittadini obbligandoli ad utilizzare i propri soldi indipendentemente dalla propria volontà.

Lo fa con le imposte e le tasse, ovvero con iniziative più subdole, come quella ipotizzata non molto tempo fa dal presidente della Consob, Paolo Savona, che aveva proposto l’ emissione di BTP irredimibili (cioè senza rimborso del capitale) avvertendo che “ se i cittadini italiani non sottoscrivessero questi titoli, concorrerebbero a determinare decisioni che, ignorando gli effetti di lungo periodo di un maggior indebitamento pubblico, creerebbero le condizioni per una maggiore imposizione fiscale” (1).

Se il Capo dello Stato dovesse condividere quella “corrente di pensiero” che accomuna anche il Commissario Europeo per l’ Economia ed il Presidente della Consob, ci troveremmo di fronte all’ ennesima conferma, semmai ce ne fosse stato bisogno, che la logica della moneta-debito prosegue senza sosta, sfruttando cinicamente anche eventi come quello dell’ emergenza sanitaria onde indebitare ulteriormente il già vessato popolo italiano.    

Se così non fosse, e come non smetteremo mai di ribadire, lo Stato, a cominciare dal suo Capo, avrebbe da tempo potuto provvedere a sostenere la maggior spesa pubblica, derivante dalla scriteriata gestione della pandemia, emettendo Note di Stato non a debito.

Ma in questo caso il Presidente della Repubblica non avrebbe motivo di far rifermento all’ utilizzo del risparmio degli italiani, ed invece...

I conti tornano per l’ usurocrazia e per i suoi camerieri, ma non per i cittadini.




(1) cfr. altro ns. articolo pubblicato su questo blog il 23 giugno scorso dal titolo  “Paolo Savona: quando la fantasia non ha limiti”.

1 commento:

  1. Torniamo al vecchio materasso? Oppure mandiamo a casa tutta la cricca.

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