mercoledì 27 dicembre 2023

MES BOCCIATO! MA IL SISTEMA A DEBITO RIMANE

 

Debito, e debito sempre, e fortissimamente debito 

di Michele Lamanna

La bocciatura della ratifica del Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità) da parte della Camera dei Deputati del Parlamento italiano avvenuta lo scorso 21 dicembre ( 184 voti contrari, 72 a favore, 44 astenuti) va sicuramente accolta con favore. Almeno per il momento, il popolo italiano non sosterrà quello che, in realtà, più che un fondo salvastati ( come da sempre è stato chiamato il Mes, ma che non è mai stato), è un fondo salva banche, tedesche in particolare. 

Tuttavia, questo risultato, ripetiamo certamente apprezzabile, non può far passare in sordina il fatto che appena qualche giorno prima i ministri dell’ economia dei Paesi UE hanno raggiunto una intesa sul “nuovo “ Patto di Stabilità che entrerà in vigore nella primavera del 2024. Nuovo per modo di dire, posto che i presupposti fondamentali dell’ accordo rimangono quelli di sempre, con i rapporti deficit/pil e debito/pil pari al 3% e 60% rispettivamente. 

Le “novità” del nuovo accordo accolto dai citati ministri UE ( incluso l’ italiano Giorgetti) sono ancor più stringenti sul piano della riduzione della spesa pubblica e del “rigore” contabile. Per i Paesi come l’ Italia che hanno il rapporto debito/pil superiore al 90%, sono state previste due riduzioni: - una del disavanzo all’ 1,5% (meno del 3% fissato a Maastricht), con un aggiustamento annuo dello 0,4% in quattro anni, ovvero, dello 0,25% in sette anni, al netto degli interessi sul debito (con tolleranze dello 0,3% e 0,6% rispettivamente) in caso di investimenti e riforme ( solo quelle approvate dalla Commissione europea, ovviamente). 

Ne dovrà conseguire un incremento dell’ avanzo primario ( saldo tra entrate e spesa pubblica al netto degli interessi), cioè dovranno essere previste nuove tasse e/o incrementi di quelle già esistenti; - l’ altra del debito pari all’ 1% per anno , che di dimezza allo 0,5% solo per i Paesi con rapporto debito/pil compreso tra il 60% e 90%, ( tra cui , guarda caso, la Germania). La formulazione originaria della Commissione contemplava la riduzione debito/pil solo alla fine del periodo di aggiustamento e non nel corso dello stesso. Peraltro, i nuovi investimenti, necessari alla crescita, e quindi all’ aumento dei denominatori dei succitati rapporti, verranno inclusi nel computo del debito ( numeratori dei medesimi rapporti), fatta eccezione per le spese afferenti la Difesa ( la guerra in Ucraina, aldilà di ogni altra considerazione, non crediamo abbia un riflesso rilevante né sul pil, né sull’occupazione ) ed il Pnrr, che, vale la pena ricordare, sono in buona parte finanziamenti che dovranno essere rimborsati ( col prelievo fiscale). L’unica vera flessibilità sarebbe rappresentata dal periodo transitorio 2025-2027 durante il quale, nel computo del deficit non dovrebbero essere presi in considerazione gli oneri finanziari (interessi) sul debito per gli investimenti. Insomma, sempre austerità, senza se e senza ma, grazie all’ euro ed i ai vincoli imposti dalla UE in spregio a qualsivoglia autonomia nazionale. Ancora una volta prevale la logica truffaldina della moneta-debito. 

Eppure l’ attuale maggioranza di governo annovera al suo interno personaggi che in passato, prima di occupare gli scranni del Parlamento, hanno assunto posizioni inequivocabilmente sovraniste : autori di pubblicazioni come il “Segreto della moneta “ ( Francesco Fillini); “Il tramonto dell’ euro” e “l’ Italia può farcela” ( Alberto Bagnai); “Basta Euro, come uscire dall’ incubo” ( Claudio Borghi). Per quanto tempo ancora potrà essere accettabile la logica dei piccoli passi, ammesso che, nella migliore delle ipotesi, sia questa la strategia condivisa dai sovranisti di governo?

1 commento:

  1. La politica dei piccoli passi è stata già sperimentata nel secolo scorso, dal regime del ventennio prima e dalla prima repubblica nel cinquantennio dopo. Sappiamo bene come è finita. Gli strozzini vanno affrontati a viso aperto dai governi dei popoli oppressi.

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